Negli ultimi anni il mondo del cinema e quello dei videogiochi si sono avvicinati sempre di più. Non parlo solo di adattamenti cinematografici di giochi famosi, ma di qualcosa di più diretto: la presenza massiccia di attori di Hollywood nei videogiochi stessi. Se una volta la cosa si limitava al doppiaggio, oggi gli attori non solo prestano la voce, ma anche il volto, i movimenti e tutta la loro espressività ai personaggi digitali.
Da semplici voci a veri protagonisti
Ricordo quando nei videogiochi sentivo voci di attori famosi e mi sembrava già un’ottima aggiunta. Poi è arrivata una nuova generazione di titoli in cui gli attori non si limitano più a doppiare i personaggi, ma li interpretano veramente. Keanu Reeves in Cyberpunk 2077 è stato uno degli esempi più eclatanti: il suo Johnny Silverhand è un personaggio centrale, presente per tutto il gioco.

Anche Norman Reedus in Death Stranding ha portato il suo stile inconfondibile nel mondo di Kojima, mentre Rami Malek in Until Dawn ha dato un’interpretazione sorprendente prima ancora di diventare famoso con Bohemian Rhapsody. In alcuni casi, poi, gli attori si sono cimentati in ruoli inaspettati, come Kit Harington in Call of Duty: Infinite Warfare, che ha scelto di interpretare il villain, o Kristen Bell in Assassin’s Creed, che ha avuto un ruolo chiave nella storia della saga.
Un’idea affascinante, ma con qualche limite
Se da un lato trovo interessante l’uso di attori professionisti per rendere più credibili le scene e dare maggiore spessore ai personaggi, dall’altro non sono del tutto convinto di questa tendenza. Uno degli aspetti che ho sempre apprezzato nei videogiochi era la possibilità di vedere volti nuovi, personaggi che esistevano solo all’interno di quell’universo e che non erano associati ad altri ruoli.
Ora, invece, capita sempre più spesso di vedere attori noti in ruoli diversi, e la cosa mi lascia un po’ perplesso. È difficile immergersi completamente in un gioco quando riconosci subito il volto di un attore che hai visto in mille altri contesti. Il rischio è che invece di vedere il personaggio, si finisca per vedere solo l’attore.
Ma c’è anche un’altra cosa che mi dispiace di questa tendenza: il fatto che prima i videogiochi erano un trampolino di lancio per attori emergenti. Molti talenti venivano scoperti proprio grazie ai videogiochi, dove potevano dimostrare la loro bravura senza l’ombra dei grandi nomi del cinema. Penso a Ashley Johnson in The Last of Us, che ha poi avuto una carriera di successo, o a Roger Clark in Red Dead Redemption 2, che ha dato vita a un Arthur Morgan incredibilmente realistico senza essere una star di Hollywood. Vedere nuove leve sbocciare in questo modo era entusiasmante, mentre oggi sembra che si dia spazio solo a chi è già arrivato.

Le nuove collaborazioni che stanno arrivando
Nonostante queste perplessità, questa tendenza non sembra destinata a fermarsi. Nei prossimi anni vedremo ancora più attori prestare il volto ai videogiochi. Un esempio interessante è Luca Marinelli in Death Stranding 2. Non mi aspettavo di vedere un attore italiano in un progetto così importante, e sono curioso di capire come verrà utilizzato nel gioco di Kojima.
Oltre a lui, nel cast ci saranno anche Elle Fanning e Hunter Schafer, che si uniranno al progetto insieme a Norman Reedus.

Verso un futuro senza volti nuovi?
A questo punto mi chiedo: fino a che punto si spingerà questa tendenza? Vedremo mai videogiochi in cui il cast sarà interamente composto da attori noti, senza più spazio per personaggi originali?
Personalmente, mi piacerebbe vedere un equilibrio: attori professionisti per dare spessore alle interpretazioni, ma senza che i personaggi abbiano necessariamente le loro stesse fattezze. Sarebbe interessante sfruttare il motion capture per prendere solo la recitazione, lasciando che i modelli dei personaggi siano diversi e unici.
Per ora, comunque, il trend è chiaro: il legame tra cinema e videogiochi sta diventando sempre più forte. Vedremo se sarà una buona cosa o se finirà per togliere spazio a nuovi talenti che potrebbero emergere proprio grazie ai videogiochi.